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GLI EFFETTI PSICOLOGICI DELLA QUARANTENA E COME RIDURLI: TRA SCIENZA E APPLICAZIONE

GLI EFFETTI PSICOLOGICI DELLA QUARANTENA E COME RIDURLI: TRA SCIENZA E APPLICAZIONE

GLI EFFETTI PSICOLOGICI DELLA QUARANTENA E COME RIDURLI: TRA SCIENZA E APPLICAZIONE

L’emergenza Covid-19 e la conseguente dichiarazione di pandemia, hanno costretto diversi Paesi ad adottare misure restrittive come l’imposizione della quarantena. Gli italiani sono stati tra i primi cittadini a  fronteggiare improvvisamente tutto ciò che una quarantena comporta: restrizione del movimento, isolamento delle persone esposte al pericolo di contagio, isolamento delle persone contagiate, impossibilità di qualunque contatto fisico, separazione e distanziamento, misure di protezione, interruzione o perdita del lavoro, smart-working nel migliore dei casi. In situazioni di emergenza come questa, l’OMS raccomanda una rapida revisione degli studi scientifici per prevedere e limitare altrettanto rapidamente l’impatto psicologico dei protocolli d’emergenza che si stanno per adottare. Infatti, il 26 febbraio 2020 su The Lancet è stata pubblicata una rassegna scientifica, che raccoglie diversi studi che hanno indagato sia gli effetti psicologici della quarantena, sia i possibili modi per ridurli. Si tratta di studi effettuati durante diverse epidemie verificatesi negli ultimi anni (come SARS, Ebola, influenza equina). La rassegna si suddivide in 3 categorie di studi rispettivamente relativi a: effetti psicologici, fattori predittivi, durante e post quarantena, e fattori di mitigazione.

Vediamoli insieme.

 

Effetti psicologici della quarantena

Nello specifico, la review mostra 5 studi che hanno confrontato gruppi di persone sottoposte a quarantena rispetto a quelle non sottoposte. Il primo studio ha mostrato come il fattore “quarantena” sia il più predittivo per i sintomi del disturbo da stress acuto. Nel secondo studio il fattore “quarantena” è risultato predittivo dei sintomi del disturbo da stress post traumatico nel personale ospedaliero 3 anni dopo. Il terzo studio ha osservato il fattore “quarantena” su genitori e figli: il 28% dei genitori ha sviluppato un disturbo mentale correlato al trauma, mentre i bambini hanno riportato elevati punteggi di stress post- traumatico. Nel quarto studio, il 9% di un campione di persone ricoverate in ospedale ha sviluppato depressione dopo 3 anni. Altri studi hanno riportato una prevalenza di sintomi di disagio psicologico, umore depresso, insonnia, rabbia, confusione.

Un’analisi multivariata ha riscontrato comportamenti evitanti e minimizzazione del contatto da parte degli operatori sanitari successivamente alla quarantena imposta. Le persone in generale, evitavano coloro che tossivano o starnutivano, e i luoghi affollati in generale. Si tratta di cambiamenti comportamentali a lungo termine, anche a fine lockdown. Le persone continuavano a lavarsi con cura le mani. Per alcune il ritorno alla normalità si è manifestato dopo diversi mesi dalla fine della quarantena.

 

Fattori predittivi pre-quarantena

Si tratta di quelle caratteristiche personali e demografiche che predicono l’impatto psicologico della quarantena sull’individuo. In uno studio effettuato su proprietari di cavalli sottoposti a quarantena durante l’influenza equina, i fattori predittivi sono stati: giovane età, basso livello di istruzione, l’essere genitore. Inoltre, una storia di disturbo mentale era associata al vissuto di ansia e rabbia 4 o 6 mesi dopo la quarantena. Lo status di operatore sanitario, invece, sembra non essere associato ad effetti psicologici.

 

Fattori di stress durante la quarantena

  • La durata della quarantena;
  • La paura di essere infettati;
  • La frustrazione e la noia;
  • Rifornimenti inadeguati di beni di prima necessità;
  • Informazione inadeguata e insufficiente.

 

Fattori post- quarantena a lungo termine

Il primo è il fattore relativo alle finanze e alla crisi economica. Il secondo è lo stigma. In uno studio le persone che erano state sottoposte a quarantena durante l’Ebola, hanno riportato vissuti di stigmatizzazione significativamente più alti rispetto alle persone non sottoposte. Queste persone riferivano di sentirsi criticate, rifiutate, trattate con paura e sospetto, escluse da situazioni di socialità.

 

Fattori di mitigazione degli effetti della quarantena

Alla luce degli studi analizzati, la review suggerisce i seguenti aspetti protettivi:

  • Il tempo. Limitare la durata della quarantena a quanto scientificamente ragionevole, considerata la durata del periodo di incubazione. Ciò minimizzerebbe gli effetti psicologici sulle persone. Per le persone già in quarantena, un prolungamento – anche se minimo- di tale periodo rischia di esacerbare qualunque senso di frustrazione o demoralizzazione. Imporre la quarantena senza definire una data di scadenza, può aumentare la frustrazione delle persone.
  • Garantire alle persone in quarantena una buona conoscenza della malattia in questione e dei motivi della quarantena.
  • Personale sanitario. Un’attenzione speciale andrebbe dedicata agli operatori ospedalieri. Dati gli effetti psicologici negativi che questa categoria manifesta, il supporto psicologico è considerato un possibile fattore predittivo della salute mentale. Anche il supporto tra colleghi è essenziale e dovrebbe essere garantito dai dirigenti.
  • L’altruismo. Nessuna ricerca ha testato se ci siano effetti diversi a seconda che la quarantena sia obbligatoria o volontaria. Tuttavia, si ritiene che la percezione che le proprie azioni responsabili apportino beneficio agli altri, rende maggiormente sopportabili le situazioni stressanti. Ciò sembrerebbe possibile anche per la quarantena volontaria.

 

Dalla teoria alla pratica

Veniamo al dunque. La review prospetta effetti psicologici a medio e lungo termine a seguito della quarantena. Significa che un ritorno alla normalità non solo sembra discutibile ma appare alquanto impossibile. Partiamo dal termine normalità. Cosa intendiamo per “normalità”? Tutto come prima? Cosa c’era prima? Cosa c’è ora? Come esseri umani siamo soggetti ad un continuo cambiamento. Il cambiamento è una condizione imprescindibile dell’esistenza. Il punto è:

  1. come porsi di fronte al cambiamento
  2. quali azioni mirate mettere in campo.

Charles Darwin ci ha insegnato che la specie che conquista la sopravvivenza è quella che mette in moto l’adattamento. Per adattarsi serve flessibilità. Per essere flessibili bisogna lasciar andare determinati pilastri su cui si sono costruite delle certezze per trovarne nuovi, efficaci ed efficienti. Un rapido cambiamento richiede una rapida revisione di cosa funziona e cosa è obsoleto, anche se fino a qualche mese fa funzionava alla perfezione. Si tratta di un intervento che tocca il singolo, la coppia, la famiglia, le aziende, la scuola, l’intera comunità. In casi come questi viene meno anche, purtroppo, il concetto di prevenzione primaria, che sarebbe stata un importante ammortizzatore. Per prevenzione primaria si intende quell’insieme di interventi volti a promuovere il benessere e la salute alla popolazione. Riducendo i fattori di rischio, si permette alle persone di reagire in maniera resiliente anche ad eventi stressanti e inattesi come una pandemia. Per esempio, ci sono persone che hanno effettuato percorsi di crescita personale e di psicoterapia che hanno vissuto la quarantena in maniera molto più resiliente rispetto ad altre. Queste persone hanno attivato delle risorse che hanno radicalmente ammortizzato gli effetti psicologici del lockdown. Questa ammortizzazione si è rivelata benefica sia per loro che per le persone attorno a loro. Immagina che tra queste persone ce ne siano molte che soffrivano di attacchi di panico ed ipocondria. Persone che con le risorse acquisite hanno brillantemente evitato di precipitarsi al pronto soccorso o dal medico di famiglia. Questo è un esempio concreto di ammortizzazione degli effetti che dal singolo si riversa sulla comunità e sugli operatori sanitari. Il problema è che queste persone rappresentano solo una piccola percentuale. La quarantena ha messo a dura prova la salute psicologica della stragrande maggioranza della popolazione. Come descritto nella review, molte persone manifesteranno i sintomi anche molto tempo dopo, parallelamente al peso percepito della crisi economica. È dunque di primaria importanza saper garantire una rapida ripresa che parta soprattutto da un atteggiamento diverso. Un atteggiamento ben radicato, coi piedi per terra e lo sguardo rivolto ad un obiettivo chiaro. Il tutto in tempi ragionevolmente brevi, poiché breve è il tempo che ci è concesso per sviluppare competenze adatte ad una situazione del tutto nuova e inaspettata.

 

Roberta Maldera

Psicologa – Psicoterapeuta

PNL, ipnosi, terapie brevi, coaching.

 

Puoi consultare l’intera review cliccando sul seguente link

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